giovedì 30 gennaio 2014

Gentili tutti,
riporto in questa mail delle riflessioni su quello che ritengo dovranno essere il ruolo e l’attività della Consulta. In parte sono cose di cui ho parlato nell’articolo apparso su Exibart, ma non solo.
Ci stiamo avvicinando al giorno delle elezioni che sarà davvero un momento storico per l’arte contemporanea in Italia, e soprattutto per le modalità di relazione tra cultura e politica. Abbiamo una grande responsabilità, e spero che le continue fibrillazioni e tensioni che avverto nell’aria e tra le persone non ci impediscano di assumerla. Intendo dire che il rischio di un fallimento è ancora molto concreto e invito davvero tutti a guardare all’importanza del risultato e non alle difficoltà del percorso.
Ma vengo al punto.
La Consulta è uno strumento politico costituito da persone per cui l’arte contemporanea rappresenta qualcosa d’importante, se non proprio di centrale nella propria vita.
Alcuni sono dei professionisti che tutti i giorni lavorano nel settore, altri sono dei frequentatori, degli appassionati che sono, non meno dei primi, sinceramente preoccupati delle condizioni in cui versa l’arte a Roma (e naturalmente anche in Italia). La Consulta, almeno nelle intenzioni, comprende tutto questo complesso e articolato mondo, nel quale convivono ad esempio professori di arte delle scuole medie, piccoli appassionati collezionisti insieme ad artisti e curatori d’importanza nazionale e internazionale, come a responsabili di fondazioni e di gallerie. Ma è bene ribadire che la Consulta è stata voluta e creata da chi quotidianamente lavora e fa ricerca in quest’ambito, e che si muoverà tenendo conto di necessità e dinamiche professionali, che sono quelle che rendono poi la cultura un bene disponibile a tutti. Per questo ribadisco che chi è candidato, e che eventualmente sarà eletto, dovrà appartenere necessariamente a chi corrisponde a queste condizioni di lavoro quotidiano e professionale nell’arte. Dico questo quindi anche a tutela degli amanti e degli appassionati. Ed è facile, credo, capirne le ragioni. Il Comitato Elettorale ha quindi una responsabilità decisiva in questo momento, potendo e dovendo esercitare un’azione di verifica e di accettazione delle candidature. Chiunque di noi potrà sottoscrivere la candidatura di chiunque, ma sarà il Comitato Elettorale ad avere la parola finale, di cui dovrà anche ovviamente dare conto all’Assemblea.
Ma cosa farà la Consulta? Come sappiamo tutti i problemi che abbiamo davanti sono davvero parecchi e nessuno di essi appare di facile soluzione.
Naturalmente dobbiamo pensare e programmare la nostra operatività in modi e termini che siano realistici ed efficaci. I temi sul tavolo sono: la situazione Macro, la situazione distretto Testaccio-Mattatoio, la situazione Palaexpo, la situazione Zetema, l’utilizzo degli spazi in disuso, la situazione delle periferie, la situazione della didattica e dei laboratori artistici nelle scuole elementari e medie inferiori.
Sono tutte questioni importantissime, e forse l’elenco non è nemmeno completo, e la Consulta dovrà affrontarli tutti.
Come farlo, la metodologia, è la vera questione, perché sui contenuti credo che abbiamo tutti le stesse idee.
A questo proposito, nel caso di una mia elezione, ma non solo e comunque, proporrò di istituire per ogni questione un tavolo di lavoro con un responsabile e un gruppo di 4/5 persone che produrranno ricerche sulla situazione e relative proposte. I tavoli saranno coordinati e verificati dai rappresentanti eletti che ne costituiranno il terminale. Naturalmente sarà possibile chiedere l’istituzione di un tavolo su un argomento diverso da quelli ad esempio elencati, e ai rappresentanti eletti spetterà la valutazione sulla sua fattibilità.
La mia idea è quella di un coinvolgimento esteso degli associati, dell’assemblea, che produrranno i contenuti che diventeranno le proposte al nostro interlocutore politico.
Spero di non avervi annoiato con questa lunga mail.
Ci vediamo domenica 2 febbraio.

Raffaele

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