Gentili tutti,
riporto in questa mail delle riflessioni su
quello che ritengo dovranno essere il ruolo e l’attività della Consulta. In
parte sono cose di cui ho parlato nell’articolo apparso su Exibart, ma non
solo.
Ci stiamo avvicinando al giorno delle elezioni
che sarà davvero un momento storico per l’arte contemporanea in Italia, e
soprattutto per le modalità di relazione tra cultura e politica. Abbiamo una
grande responsabilità, e spero che le continue fibrillazioni e tensioni che
avverto nell’aria e tra le persone non ci impediscano di assumerla. Intendo
dire che il rischio di un fallimento è ancora molto concreto e invito davvero
tutti a guardare all’importanza del risultato e non alle difficoltà del
percorso.
Ma vengo al punto.
La Consulta è uno strumento politico costituito
da persone per cui l’arte contemporanea rappresenta qualcosa d’importante, se
non proprio di centrale nella propria vita.
Alcuni sono dei professionisti che tutti i
giorni lavorano nel settore, altri sono dei frequentatori, degli appassionati
che sono, non meno dei primi, sinceramente preoccupati delle condizioni in cui
versa l’arte a Roma (e naturalmente anche in Italia). La Consulta, almeno nelle
intenzioni, comprende tutto questo complesso e articolato mondo, nel quale
convivono ad esempio professori di arte delle scuole medie, piccoli
appassionati collezionisti insieme ad artisti e curatori d’importanza nazionale
e internazionale, come a responsabili di fondazioni e di gallerie. Ma è bene
ribadire che la Consulta è stata voluta e creata da chi quotidianamente lavora
e fa ricerca in quest’ambito, e che si muoverà tenendo conto di necessità e dinamiche
professionali, che sono quelle che rendono poi la cultura un bene disponibile a
tutti. Per questo ribadisco che chi è candidato, e che eventualmente sarà
eletto, dovrà appartenere necessariamente a chi corrisponde a queste condizioni
di lavoro quotidiano e professionale nell’arte. Dico questo quindi anche a
tutela degli amanti e degli appassionati. Ed è facile, credo, capirne le ragioni.
Il Comitato Elettorale ha quindi una responsabilità decisiva in questo momento,
potendo e dovendo esercitare un’azione di verifica e di accettazione delle
candidature. Chiunque di noi potrà sottoscrivere la candidatura di chiunque, ma
sarà il Comitato Elettorale ad avere la parola finale, di cui dovrà anche
ovviamente dare conto all’Assemblea.
Ma cosa farà la Consulta? Come sappiamo tutti i
problemi che abbiamo davanti sono davvero parecchi e nessuno di essi appare di
facile soluzione.
Naturalmente dobbiamo pensare e programmare la
nostra operatività in modi e termini che siano realistici ed efficaci. I temi
sul tavolo sono: la situazione Macro, la situazione distretto
Testaccio-Mattatoio, la situazione Palaexpo, la situazione Zetema, l’utilizzo
degli spazi in disuso, la situazione delle periferie, la situazione della
didattica e dei laboratori artistici nelle scuole elementari e medie inferiori.
Sono tutte questioni importantissime, e forse
l’elenco non è nemmeno completo, e la Consulta dovrà affrontarli tutti.
Come farlo, la metodologia, è la vera
questione, perché sui contenuti credo che abbiamo tutti le stesse idee.
A questo proposito, nel caso di una mia
elezione, ma non solo e comunque, proporrò di istituire per ogni questione un
tavolo di lavoro con un responsabile e un gruppo di 4/5 persone che produrranno
ricerche sulla situazione e relative proposte. I tavoli saranno coordinati e
verificati dai rappresentanti eletti che ne costituiranno il terminale.
Naturalmente sarà possibile chiedere l’istituzione di un tavolo su un argomento
diverso da quelli ad esempio elencati, e ai rappresentanti eletti spetterà la
valutazione sulla sua fattibilità.
La mia idea è quella di un coinvolgimento
esteso degli associati, dell’assemblea, che produrranno i contenuti che
diventeranno le proposte al nostro interlocutore politico.
Spero di non avervi annoiato con questa lunga
mail.
Ci vediamo domenica 2 febbraio.
Raffaele
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